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Schede Storiche - Campi Flegrei: Baia

Palazzo di Baia

Porto Julius di Lucrino e di Averno fatto costruire da Menenio Agrippa nel 37 a. c.
Tra i risultati di maggiore rilievo è la individuazione, in prossimità del porto moderno, di un lungo canale, quasi certamente navigabile con piccole e medie imbarcazioni, che dall’antica linea di costa si addentrava per alcune centinaia di metri all’interno dell’area edificata.

Il Museo Archeologico di Baia

Sugli antichi resti di un imponente Villa Romana, nel XV secolo Alfonso d’Aragona edificò il magnifico castello, che fu ingrandito da don Pedro de Toledo il quale ne fece un avamposto di difesa dai corsari. L’edificio è stato utilizzato come orfanotrofio.
Nel 1993 è stato aperto al pubblico come Museo.
Il recente allestimento ha permesso l’esposizione dell’interessante materiale proveniente dagli scavi effettuati a Baia e Miseno. Ricordiamo in particolare gli accurati calchi in gesso rinvenuti nella Villa della Sosandra, i quali riproducono parti di statue greche del V e IV secolo a. c. , che dovevano servire ad una locale officina scultorea per ripetere fedelmente gli originali più apprezzati e richiesti dall’elitaria committenza baiana.
In un’area all’aperto sono state collocate le basi di statue rinvenute a Miseno nel Sacello degli Augustali, destinato al culto imperiale ed amministrativo da uno specifico collegio composto da ricchi liberti, i quali potevano ostentare il loro prestigio economico e sociale attraverso la realizzazione di opere pubbliche.
Dagli scavi del Sacello provengono le statue in nudità eroica di Vespasiano e Tito, esposte insieme ad alcuni elementi architettonici e decorativi del tempio e ad una statua bronzea raffigurante Domiziano su cavallo impennato. Quando questo imperatore subì, quale tiranno, la damnatio memariae, la parte frontale del volto della statua venne sostituita con il ritratto di Nerva, lasciando immutato tutto il resto.
Particolarmente interessante  è la sala destinata ai ritrovamenti subacquei delle statue e della Villa di Punta Epitaffio. Nel Museo è stato ricostruito lo spazio architettonico del Ninfeo-. triclinio oggi sommerso.
Si tratta di un ambiente rettangolare terminante in un’abside con quattro nicchie lungo le pareti laterali; al centro si trovava una vasca per i giochi d’acqua mentre l’ingresso si apriva verso il mare.
La struttura databile alla metà del I secolo d. c. , era abbellita da raffinate sculture.
Nell’abside era collocato il gruppo con Ulisse e Poliremo, nel momento cruciale dell’episodio, quando l’eroe porge al ciclope la coppa con il vino. Ulisse dà al ciclope il vino in una magnifica coppa decorata con tralci di vite; la posizione del corpo con cui viene raffigurato esprime nello stesso tempo l’audacia ed il timore, resi attraverso la rappresentazione delle gambe, una avanzata, l’altra già pronta alla fuga. Anche nel compagno di Ulisse che regge l’otre con il vino è evidente la ricerca dell’artista che la eseguì per rendere efficacemente lo stato d’animo dell’uomo di fronte all’essere disumano, espresso dall’angoscia che ne caratterizza il volto, e dalla scomposta posizione sulle gambe.
Il tema cambia completamente nelle nicchie laterali, dove sono state rinvenute quattro statue in frammenti. Due di queste raffigurano il giovane Dioniso, una con il bel volto incoronato da pampini, l’altra mentre si volge verso una mansueta pantera.
Le altre due statue riproducono due personaggi femminili, una donna ed una bimba. La prima, di grande bellezza, ritrae Antonia  Minore, madre di Claudio, sotto forma di Venere genitrice mentre tiene in mano un fanciullo, forse Eros. L’elegante pettinatura è coronata da un raro e mirabile diadema traforato. Questo è l’unico ritratto di Antonia di cui si sia conservato il grazioso naso, che corrisponde perfettamente alle effigi monetali.
Infine chiude il ciclo una statua di bambina, a grandezza naturale. Essa veste un chitone che lascia scoperta una spalla e tiene nelle mani una farfalla. La pettinatura a riccioli è fermata sul capo da un discriminale con gemme, un raffinato gioiello destinato alle giovani di rango imperiale. La bimba potrebbe essere identificata con Ottavia Claudia, figlia di Claudio e Messalina, morta, come la farfalla che tiene in mano, in giovane età.

 
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