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Il Miracolo di San Gennaro

Il Miracolo di S.Gennaro si compie puntualmente due volte l’anno: a Maggio e Settembre. A volte è capitato che il miracolo si ripetesse anche il 16 Dicembre.

La prima testimonianza del Miracolo risale al Maggio del 1389. Allora le ampolle erano aperte e la constatazione del miracolo veniva fatta da illustri personaggi che toccavano con una verghetta d’argento prima la massa bruna e raggrumata e poi il liquido ribollente e vermiglio.

Una volta questo onore toccò pure a Carlo III di Francia, recatosi a venerare le reliquie del Santo nella terza domenica di Maggio del 1495.

Nel 1647 avvenne che il Cardinale Filomarino, arbitrariamente, fece portare il sangue in casa di un certo Castiglione, con il proposito di poter guarire da grave infermità la figlia. Questo avvenimento provocò una sommossa popolare. Successivamente, la Santa Sede dispose che le ampolline con il sangue del Santo fossero ermeticamente chiuse e deposte in una nicchia dietro l’altare maggiore della Cappella del Tesoro nel Duomo. Due chiavi, una conservata dall’Arcivescovo ed un’altra da una deputazione di nobili napoletani avrebbero da quel momento assicurato la gelosa custodia delle ampolle nella nicchia.

Da allora nulla è mutato, ma si è continuato a consentire che nel mese di Maggio, accompagnato dal busto del Patrono e dalle statue d’argento della Cappella del Tesoro, le ampolle fossero trasferite nella Basilica di S. Chiara, e che in questo Tempio si compisse il Miracolo. In Settembre, nella ricorrenza della festa del Santo (19 Settembre), il Miracolo si compie nella Cappella del Tesoro.

Nella stessa Cappella si conservano 50 statue d’argento di Santi che estendono anch’essi il loro patrocinio sulla città.

Queste statue vengono portate in processione per le vie di Napoli nel sabato che precede la prima domenica di Maggio, e costituiscono la scorta d’onore al Santo Patrono nel giorno sacro al miracolo, che avviene nella Basilica di S. Chiara.

Bisogna assistere alla processione di S.Gennaro per capire tutto il fervore religioso del popolo napoletano, tutta l’idolatria che esso ha per il suo Santo Patrono, tutta l’importanza e tutto il significato auspicale che esso attribuisce al miracolo.

Questo Santo, dopo essere stato martirizzato, comparve ad un vecchierella mendicante, e le indicò dove si trovava il suo corpo. La vecchierella divulgò il segreto. E fu così che venne raccolto il sangue del Santo per essere conservato in due ampolle.

Il tradizionale cerimoniale, solennemente celebrato nella Cappella di S.Gennaro, ha un rituale particolarmente colorito.

…in un posto riservato sono la Deputazione del Tesoro di S.Gennaro ed i 12 Cappellani con le decorazioni e le fasce di San Gennaro. I fedeli non “distinti” sono al di là della balaustra.

In prima fila, inginocchiate, curve sulla balaustra, stanno molte popolane, le “Parenti di San Gennaro”, quelle che pretendono discendere dalla vecchierella mendicante, cui il Santo si confidò. Alcune stringono i loro bambinetti, ai labbrucci dei quali, esse impazienti, attendono di accostare le sacre ampolle per preservarli da ogni male. Poi dietro, in piedi, si dispongono tutti i fedeli. Tutti sono ansiosamente raccolti con lo sguardo rivolto verso l’altare.

Da una cronaca del XIX secolo:

Le Parenti di San Gennaro si buttano carponi, respingendo con i piedi i vicini. Alcune piangono, implorando dal Santo la remissione dei peccati; altre urlano con cadenza strana di nenia orientale. Nella vasta Cappella del Tesoro, qua e là scoppiano singulti; molte si picchiano il petto; altre levano le mani giunte, in atto di fervente preghiera, verso il busto di San Gennaro. I canonici pregano genuflessi. Un canonico passeggia con le ampolle lungo la balaustra e ripete: il sangue è duro. Durante la passeggiata del canonico con le ampolle, le grida si mutano in urla; molte donne si strappano i capelli: San Gennaro Nostro pensa che noi solo te teniamo, facci presto la grazia, non ci far disperare.

La litania è recitata con un crescendo che spaventa. Le grida si elevano sempre di più. Poi a poco a poco, non si grida più, si urla come dei forsennati, con toni furibondi. Nella folla pigiata quasi tutte le donne piangono. Tutti temono una vicina ed irreparabile sventura. Poi, finalmente, ad un cenno del sacerdote, un urlo formidabile erompe da tutti quei petti. Il sangue è liquefatto, il Miracolo si è compiuto. Ed ecco che il sacerdote, in commossa esaltazione, offre la teca all’osservazione ed al bacio dei presenti, mentre fuori dal Tempio è un assordante accendersi di fuochi d’artificio, di gioia, che si diffonde per tutta la città. Sulla balaustra la gente inginocchiata, si ammacca le costole e le ginocchia, e sporge le labbra per baciare le ampolle. Il chierico di tanto in tanto, mette la fiamma di un cero dietro le ampolle, per mostrare ai fedeli che il sangue bolle.

Anticipi e ritardi

Se è un segno infausto la totale mancanza del Miracolo, lo è anche una liquefazione troppo rapida: Napoli ha imparato ad aspettarsi grossi guai quando il sangue è stato trovato già sciolto al momento di togliere la teca dalla sua nicchia. Preferibile è che la liquefazione avvenga dopo pochi minuti di preghiere, ma un ritardo non si è mai rivelato particolarmente pericoloso nei casi in cui non ha superato le tre ore.

Qualche volta San Gennaro non ha fatto il Miracolo: si ricordano anche le date, che coincidono con quelle di eventi luttuosi come assedi, eruzioni, pestilenze.

Si racconta che i Napoletani se l’ebbero molto a male nel 1799, al tempo della Rivoluzione Napoletana, quando il sangue si liquefece, e per di più sollecitamente, alla presenza dei francesi. Dunque, anche San Gennaro si era fatto Giacobino; dunque faceva la grazia del miracolo ai nemici del Re e della fede.

Si disse perfino che fosse stato destituito ufficialmente da Patrono della città ed addirittura, avendo egli il grado di capitano dell’armata napoletana, che fosse stato sottoposto al consiglio di guerra, degradato e condannato alla confisca dei beni.

Secondo Dumas, dopo la liquefazione del 1799 la statua di San Gennaro fu trascinata con una corda al collo fino al molo e gettata al mare. I napoletani, poi, si scelsero un altro Santo Patrono: S. Antonio, patrono del fuoco. Tutto andò bene per sei mesi, e S. Antonio riuscì anche a domare qualche incendio di poca importanza. Ma ecco che un giorno il Vesuvio si sveglia ed un torrente di lava infuocata si dirige verso Napoli. La statua del nuovo Santo è presa dalla Cappella del Tesoro, sei Canonici la prendono sulle spalle e seguiti da una parte della popolazione la portano verso il punto dove il pericolo minaccia. Niente da fare, la lava avanza implacabile, il Santo deve indietreggiare.

Ma mentre la lava nella sua avanzata, stava per raggiungere il Ponte della Maddalena, ecco accadere il miracolo: la statua di marmo di S. Gennaro staccò le mani che teneva giunte, tese la destra verso il fiume di fiamme, ed immediatamente il vulcano si chiuse e la lava si fermò.

Naturalmente i napoletani si ravvidero subito del loro tradimento; la statua fu recuperata e rimessa al suo posto, e San Gennaro riebbe la sua posizione di Patrono della città.

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