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Palazzo Sanfelice
Alle soglie del XVIII secolo, finalmente, maturò a Napoli, in splendida fioritura, la grande stagione di un’architettura tipicamente locale; l’intento e la capacità di realizzare un linguaggio originale si manifestarono felicemente particolarmente nelle opere dell’architetto napoletano Ferdinando Sanfelice.
Ferdinando Sanfelice fu il più ardito ed originale architetto del ‘700 napoletano: magnifico saggio della sua audacia compositive sono le “Scale Aperte”. L’apparente fragilità di queste scale procurò al Sanfelice il curioso nomignolo di “Levet’a sotto!” (letteralmente “spostati da sotto” (le scale, ndr)) datogli dal popolino napoletano, che non si fidava di quei “castelli di carta” e ne paventava il crollo.
Nel Palazzo Sanfelice, la solidità dei supporti verticali di sostegno libera ampie zone cave che si articolano variamente in una scenografica spazialità interna.
La finalità eminentemente scenografica della veduta a distanza, già per se stessa, è un risultato brillantissimo, avallato da un giudizio critico decisamente positivo: “tali scale svolgono una funzione rappresentativa più importante delle stesse facciate”. Entrandovi, si coglie la dinamica tensione accentuata dagli spigoli dei pilastri, dal netto tracciato dei costoloni che solcano le volte, dagli archi spezzati collocati un po’ dovunque, dall’irregolare ed imprevedibile taglio dei piani di sosta e dei gradini medesimi.
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