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Palazzo Reale di Napoli

Per offrire all’Imperatore Filippo III, che aveva promesso di visitare il suo magnifico dominio di Napoli, una residenza reale, il viceré don Fernando Ruiz de Castro decise di costruire un Palazzo Reale sulla vasta area che da Castelnuovo si estendeva a S.Lucia. Il progetto venne affidato a Domenico Fontana, architetto di Papa Sisto V, e costruito nella prima metà del XVII secolo.

Filippo III, però, non venne a Napoli, ed i viceré fissarono nella nuova sede la loro abituale dimora. Le vaste sale decorate di affreschi, di stucchi, di dorature, conobbero fasti e splendori regali: sovrani, principi e dame, guerrieri ed artisti, cardinali, avventurieri, letterati vissero tra quelle mura solenni o vi passarono tra effimeri apparati di bellezza e di gioia.

Alle annuali solennità stabilite dal protocollo – dove i viceré apparivano in gran pompa circondati dai cortigiani – si aggiungevano le feste straordinarie: ricevimenti di sovrani e di ambasciatori, battesimi, nozze, incoronazioni e morte di regnanti. Il popolo restava affascinato dallo sfarzo dei cortei e dei cerimoniali, passava con lo stesso animo dalle incoronazioni ai funerali e tra cavalcate e fuochi d’artificio dimenticava per poco le miserie, le esose gabelle, l’oppressione e le angherie dei rapaci ufficiali regi.

Il lusso della casa vicereale, gli spettacoli, le feste conferivano alla città un aspetto di benessere e di ricchezza, ma si trattava di una prosperità apparente che nascondeva sotto la giocondità e la pompa esteriore il germe della rivolta. Spinto dalla fame, istigato alla ribellione, ogni tanto il popolo insorgeva; per le vie e per le piazze risuonava il grido sedizioso di “serra serra” che durante il Seicento fu il grido precursore della rivoluzione e le botteghe e le case si chiudevano, le strade diventavano silenziose e deserte, e torme di popolani armati di canne e di bastoni si dirigevano verso la Reggia.

L’aspetto attuale del Palazzo deriva principalmente da due periodi: l’uno tra il 1735 ed il 1798, l’altro della prima metà del secolo successivo con le opere compiute durante la dominazione francese e proseguite dai Borbone.

La trasformazione che si apportò alla Reggia durante il periodo Napoleonico, soprattutto nell’arredamento, è la sola che vi abbia impresso un carattere di magnificenza regale: mobili e stoffe dell’ultimo Settecento, suppellettili ed arredi di stile Impero e del periodo Ferdinandeo, arazzi di fabbrica francese e napoletana, quadri, porcellane, sculture di marmo e di bronzo, sono testimonianze evidenti del gusto e del fasto degli antichi proprietari ed intonano ad un’epoca di splendore e di ricchezza le vaste sale che accolsero quanto di meglio e di più sontuoso esprimevano le arti e le industrie locali.

Orario di visita: 9-20 (mercoledì chiuso)

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