Il Centro antico di Napoli: l'arte - Parte quarta

E’ solo ora che l’attività architettonica raggiunge un altissimo livello qualitativo e che nella prima metà del XVIII secolo è caratterizzata dall’affermarsi delle correnti più tipiche della cultura locale.

I due artisti più rappresentativi furono Domenico Antonio Vaccaro e Ferdinando Sanfelice,la cui vastissima attività,basata su di una fertile fantasia ed un inesauribile estro,influenzò non solo gli architetti minori,ma fu determinante per la creazione di un gusto che si estese a tutte le manifestazioni artistiche ed artigianali,tanto da far sembrare il loro linguaggio “connaturato allo spirito dei Napoletani” (Rococò).

Numerosi furono i capolavori che si produssero nel colore e nel marmo. Ma la produzione che più e meglio di ogni altra assunse un valore corale,nell’ambito urbano,è quella delle “Scale Aperte”. Virtuosismo strutturale di scenografia si associano a formare,sullo sfondo di cortili,prospettive che svolgono quel programma rappresentativo,che non poteva trovare posto nelle facciate esterne,data la loro ridotta visibilità rispetto alla strada.

In conclusione,la bellezza di Napoli è sempre stata essenzialmente coloristica ed ambientale: la città non ha mai avuto né un Brunelleschi e né un Palladio,ed a nessuno dei suoi numerosi edifici,anche se di grande pregio artistico e suggestione storica,può essere riconosciuta una perfetta compiutezza formale. A Napoli,la straordinaria ricchezza di pitture,sculture e prodotti di artigianato vario – dalla maiolica,agli stucchi,agli intarsi policromi,ai metalli – individua un insieme che non basta definire eccezionale,perché certamente unico al mondo.