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Immagini - Napoli Greco Romana: Spinacorona e il mito delle sirene

spinacorona

In via Guachi Nobile , la fontana abbeveratoio, detta delle “zizze” per la piccola statua dal cui seno scorreva l’acqua, non è solo uno dei monumenti più popolari del Centro Antico, ma anche una rara, se non unica, fontana del Rinascimento, tra le molte che vennero eseguite svolgendo forme simboliche, ispirate alla grecità Partenopea.
La vasca centrale, con festoni angolari, ha la proporzione di un grosso sarcofago;dietro di essa una massa piramidale regge una sirena dalle cui mammelle scorreva l’acqua.
E’ da sottolineare che il motivo naturalistico delle rocce fornisce una curiosa anticipazione degli analoghi effetti barocchi. Quanto alla statua della sirena, le zampe d’uccello, al posto dei piedi, dimostrano che lo scultore era ben consapevole delle prime figurazioni della sirena greca, in forma di uccello con testa di donna.
La presenza del violino è ancora un simbolo orfico, legato alla figura della sirena. Va aggiunto però che la statua è una replica di quella, mutilata ed antica, che si trova al museo di S. Martino.
La fontana fu eseguita al tempo di Pedro De Toledo, ed è situata accanto alla piccola chiesa di Spinacorona, oggi arciconfraternita di S. Chiara alla Purificazione.

IL MITO DELLE SIRENE

L’antichità vide nel canto delle Sirene ogni specie di attrattiva, dalle bellezze più ideali ed elevate fino ai più sensuali godimenti.
In Omero i lineamenti primitivi del mito denotano le incantate bellezze di spiagge marine lontanissime. Espressione figurata di quella malìa era un canto dolcissimo, che fatalmente attirava il navigante, benché questi da un gran mucchio di ossa insepolte, che biancheggiavano sul lido, fosse avvisato che chi vi approdava vi sarebbe rimasto fino alla morte, e non avrebbe più rivisto la sposa fedele ed i cari figli. Alla dolcezza del canto si univa l’onniscienza delle Sirene, che serviva loro per cantare le lodi del viandante ed allettarlo. Le sirene venivano immaginate come vere donne. D’altra parte, la loro natura distinguendosi da quella dei malefici demoni rapitori di anime, solo in quanto adoperavano le blandizie e le allettative, invece della rapacità e della violenza, potevano essere anche pensate come mostri, in cui le forme della donna si mescolavano con quelle degli animali.
Nel poema più antico le Sirene, udito il canto di Orfeo, gettarono la lira e le tibie, e si precipitarono in mare, dove i loro corpi si trasformarono in scogli;mentre nel racconto di Apollonio, Orfeo soffoca col suo il canto delle Sirene, che perciò non arriva agli eroi. Esse non si annegano allora, per la loro condizione del destino, cioè che il loro canto fosse udito e trascurato. Odisseo che lo udì, rimanendo attaccato all’albero della nave, fu la causa che vide precipitare in mare le Sirene e che affogarono. I loro corpi furono portati dalle onde in varie parti, e si vantarono di possedere le spoglie di Partenope, Leucosia e Ligea le città di Napoli, Poseidonia, Terina.
Le sirene vissute nell’Ausonia avevano avuto per padre il fiume Acheloo.
Possono sembrare dissociate, e non associabili le sirene generate dall’Acheloo nel Mari Ionio ed aspettanti sul mar tirreno la nave di Odisseo. Le due cose furono conciliate dando alle sirene quelle ali, che non hanno nell’Odissea, e con cui poterono andare a volo dalla foce dell’Archeloo al promontorio sorrentino. Così le vediamo rappresentate nella moneta di due città:Napoli e Terina, a cui era particolarmente legata una sirena.
Uno degli elementi essenziali alle sirene omeriche, quello di vivere in regioni marittime assai lontane dai luoghi del poeta, ed a questo ignoto, è serbato fedelmente nel processo di sopra esposto, appunto perché esso fu interamente rivolto sulla costa del Mar Tirreno, e propriamente nell’Ausonia:qui fu reso loro un culto sul declivio Sorrentino;qui fu imposto il nome di Sirenuse o Sirene a tre scogli del golfo di Salerno;dalla grande maggioranza degli scrittori fu ammesso che qui avessero avuto sede e si fossero annegate;erano tutte e tre del mar Tirreno le città che si persuasero di avere il corpo di una di esse.
Quanto al tipo mostruoso o vampirico, va ricordato che questo modo di immaginarle, nato nella coscienza popolare, dominò quasi esclusivamente nelle opere d’arte. Appare sui monumenti più antichi nella forma di uccello con testa femminile;poi subentra il petto muliebre, cui si aggiungono le braccia per tenere uno strumento musicale, prende anche il ventre le forme umane, talvolta sino al ginocchio:e così vennero effigiate sopra le tombe. Interamente donne, senza alcun indizio di uccello, si vedono solamente sulle urne etrusche.
Le Sirene immaginate come un misto di donna e di uccello, non restarono confinate nelle rappresentazioni figurate, ma ebbero un mito, ossia vissero la vita, che si supponeva fosse stata da loro vissuta.
La forma umana e l’altra fatta di donna e di uccello si incrociarono nel mito. Un esempio di conciliazione si ritrova nella leggenda riferita da Eustazio, secondo cui le Sirene-donne furono da Afrodite parzialmente mutate in uccelli, in castigo di aver voluto restare vergini. Ma non furono ben chiariti i rapporti, che la natura musicale, comune alle figlie di Mnemosine ed alle Sirene, doveva far nascere tra quelle e queste. Si credette che l’Acheloo avesse con una delle muse, o Melpomene , o Tersicore, o Calliope generato le Sirene. E poiché è impossibile che la fantasia greca abbia dato alle figlie di una Musa le forme di uccello, dovevano essere pensate come vere e proprie fanciulle quando nacquero. E tuttavia nella sfida a cantare, che le Sirene fecero alle Muse, quelle furono vinte, e queste, come trofeo di vittoria, tolsero alle rivali le penne, per farsene una corona.
In conclusione, la forma umana e la mostruosa delle Sirene nacquero ad uno stesso tempo su fondi etnici diversi.
La rappresentazione dell’un tipo, con l’aggiunta delle sole ali, si trova nell’Occidente greco;l’altro, fatto di donna e di uccello, invase tutto quanto il mondo Ellenico.
Nel Medioevo le parti del volatile, scomparendo, furono sostituite dalla coda di un animale marino.
 
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