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Immagini - Napoli Greco Romana: San Gregorio Armeno

Nei tempi più antichi era la Strada Augustale, fu detta poi dell’Olmo, ed anche Nostriana, dalla tomba di S. Nostrano, vescovo di Napoli nel V secolo. Prevalse il nome di S. Gregorio, dalla caratteristica chiesa ed annesso monastero.
Nell’infierire della persecuzione operata dagli Iconoclasti, a metà dell’VIII secolo, molti monaci e monache dell’ordine basiliano si salvarono con la fuga, riparando in Italia, specialmente a Roma e a Napoli. Alcune suore, detentrici delle reliquie di S. Gregorio, detto l’illuminatore, primo patriarca di Armenia (257-331), giunsero a Napoli, dove furono prima ospitate nella Diaconia di S. Gennaro all’Olmo, ed ebbero poi il loro Monastero, aggregato a quello di S. Pantaleone, che era al lato opposto della strada:i due corpi di fabbrica furono congiunti da un cavalcavia.
Tra le vie della zona greco-romana, San Gregorio Armeno è quella che conserva meglio il suo carattere primitivo, non solo nella stratificazione secolare delle sue strutture, ma anche negli aspetti della vita artigiana.
Nelle botteghe che si allineano in maniera omogenea sui lati della via, si producono i pastori del presepe, tipici della tradizione napoletana. Si tratta di una produzione povera, destinata ad acquirenti modesti, che tuttavia richiama in qualche modo ai prestigiosi modelli settecenteschi. Significativo il fatto che il più famoso autore di pastori, Giuseppe Sammartino, ebbe bottega da queste parti.
In questi stessi luoghi, al tempo in cui al posto della chiesa c’era il Tempio di Cerere, si producevano e si vendevano modeste figurine di terracotta, di ispirazione pagana.
Secondo una caratteristica tipica dell’economia napoletana, fondata sulla capacità di arrangiarsi tentando mestieri sempre diversi, alla produzione presepiale, si alterna, terminate le feste natalizie, quella dei fiori.