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Schede Storiche - Campi Flegrei

Virgilio e Cuma: il Mito

Le avventure dei Troiani alla ricerca di una nuova Patria volgono al termine.
Sbarcato a Cuma Enea sale al tempio di Apollo e si ferma ad ammirare le splendide porte dell’edificio, eseguite dall’artista per eccellenza della Grecia mitica, Dedalo. Questi, racconta Virgilio, fuggito dalle minacce di Minosse dedica ad Apollo le sue magiche ali di cera e costruisce in onore del Dio Apollo un Tempio, con storie sulle porte di antichi miti cretesi.
Parlandoci del viaggio di Enea, Virgilio ci dice che vi era una profonda e grande grotta (Grotta della Sibilla), coperta dall’ombra dei boschi, e preceduta da un (negro lago d’Averno), i cui vapori velenosi toglievano la vita agli uccelli. Qui Enea nel cuore della notte innalzò degli Altari e vi sacrificò quattro tori in onore di Ecate; in lontananza si sentivano, tra le tenebre, gli urli dei cani che accompagnavano la dea.
La Sibilla entra nell’antro accompagnata da Enea. La Sibilla, con in mano il ramoscello d’oro da offrire a Prosperina, indica ad Enea i mostri che gli si facevano incontro. Ma quali sono queste figure così orribili? Virgilio stesso le spiega:il lutto, il timore, la vecchiezza, la fame, la fatica, la guerra.
Enea si dirige al Tempio di Apollo ed al sottostante Antro della Sibilla, proprio perché la prima cosa che egli aspira è la profezia della Sacerdotessa che deve essere invasata dal Dio. La Sibilla Cumana fa due rivelazioni ad Enea.
Mentre Enea prega la Sibilla di volergli rivelare in che modo egli ed i suoi potranno definitivamente giungere sulle rive del Tevere, la Sibilla gli risponderà predicendogli solo gli orrori della guerra. La Sibilla guiderà Enea agli inferi facendolo incontrare con l’ombra di Anchise, che gli mostrerà i discendenti e gli rivelerà la sua sistemazione.

Cuma

Cuma svolse un importante ruolo nel mondo antico. Avamposto della Magna Grecia verso la zona tenuta dagli Etruschi, essa rappresentò un centro di diffusione della cultura greca, specialmente nel Lazio, e cercò sempre di consolidare la sua influenza nel golfo di Napoli, per controllare le vie di commercio con il sud.
Tra il VII ed il VI secolo a. c. la città incluse tutta la regione flegrea, ivi compresi i porti naturali di Capo Miseno e di Pozzuoli.
Per la sua attività commerciale Cuma si servì principalmente dei Porti di Miseno e Pozzuoli, di carattere spiccatamente militare il primo, di natura mercantile il secondo. Si può presumere che anche Baia fosse uno scalo della colonia greca;questa sua remota destinazione accrediterebbe la leggenda Virgiliana che – rifacendosi alla tradizione Omerica – ne ricorda l’eroe in Baios, uno dei compagni di Ulisse, ivi sepolto. Il possesso di Miseno dovette rappresentare, invece, uno dei capisaldi della ricchezza e della potenza marittima Cumana.
All’epoca della guerra sociale si colloca l’inizio della radicale trasformazione urbanistica ed ambientale del territorio flegreo operata dai romani. Per offrire un sicuro rifugio alla flotta di Ottaviano, di fronte a quella di Sesto Pompeo che minacciava gli approdi della Campania, Agrippa adattò, nel 37 a. c. , il lago d’Averno, allora consacrato alle divinità infernali, in Porto Militare (Porto Julius).
Per tale ragione tracciò un canale di comunicazione tra l’Averno ed il Lucrino e tra il Lucrino ed il mare;creò cantieri destinati alla costruzione ed alla riparazione delle navi ed elevò magazzini di deposito. Infine, praticando due gallerie, rispettivamente sotto il Monte Grillo e la Collina ad esso opposta, Agrippa predispose strade dirette e brevi tra il nuovo bacino portuale ed il lido di Cuma da un lato ed il Lucrino dall’altro.
Nel settembre del 1538, l’eruzione del Monte Nuovo ridusse notevolmente lo specchio d’acqua del Lago Lucrino, facendo scomparire le Terme ed i Palazzi – tra cui la famosa e celebrata Villa di Cicerone – che erano sorti sui colli prossimi alla sponda orientale del lago.
Proprio nel Lucrino fu impiantato, nel I secolo a. c. e per merito di Sergio Orata, il sistema tipo della ostreicultura industriale.
L’esecuzione delle strade sotterranee tra l’Averno, la piana ed il lido di Cuma, è attribuita all’architetto Cocceio;a cui si deve anche il taglio della Grotta della Sibilla; - lunga 200 metri, larga 3, 80 metri, alta 4 metri – la quale conduce al Lucrino attraverso una bassa collina. Le circostanze e le esigenze militari che promossero tali lavori sono da ricercare nel fatto che le gallerie, oltre a consentire rapidi collegamenti tra il nuovo Porto e Cuma, rendevano agevole il trasporto del legname per i bisogni dell’arsenale.
Il traforo sotto il Monte Grillo (Grotta di Cocceio), della lunghezza di circa un chilometro, partendo dalle rive dell’Averno terminava all’estremo limite orientale della città (spiaggia di Cuma). L’opera è scavata nel banco di tufo. Inoltre, sul lato settentrionale della Cripta correva un acquedotto sotterraneo che riforniva la flotta del vicino Porto Giulio. Infine, l’altro braccio, che attraversava da oriente ad occidente il colle di Cuma, ha una lunghezza di 180 metri.
Nel loro insieme, le suddette gallerie costituiscono forse la maggiore realizzazione, dal punto di vista della viabilità sotterranea e dell’ingegneria idraulica, che i romani abbiano mai compiuto.
Sempre nell’ambito della sistemazione delle penetrazioni militari, in funzione della roccaforte marittima, organizzata da Agrippa per Augusto, si collocano la Grotta Vecchia di Pozzuoli (Cripta Neapolitana) e quella di Seiano (strada di cordoglio). Anche questi trafori, della lunghezza rispettivamente di 705 e 900 metri, sono attribuiti a Cocceio.
Terminata la guerra sociale, il cantiere dell’Averno fu disarmato e la base militare della flotta del Tirreno Meridionale venne concentrata da Augusto nel vicino Porto di Miseno(II secolo d. c. ).
Per alimentare gli impianti militari e, nello stesso tempo, per assicurare una riserva d’acqua alla flotta, furono predisposti due grandi serbatoi. Il primo, la cosiddetta Dragonara ed il secondo, la Piscina Mirabilis.
La Piscina Mirabilis ha una capacità di circa 12. 600 metri cubi d’acqua. E’ una cisterna grandiosa scavata nel tufo ad una profondità di circa 15 metri. Si compone di 48 pilastri a croce, con una forma perfettamente rettangolare di 70x25, 50 metri. Questa cisterna veniva alimentata dall’acquedotto del Serino(Avellino).
A seguito della dislocazione della flotta romana, si formò a Miseno un piccolo centro abitato, che era stato una colonia militare di Augusto. Qui fu costruito il Sacello degli Augustali, con statue degli Imperatori Tito, Vespasiano e la statua equestre in bronzo di Domiziano-Nerva. Attualmente il Sacello è visibile nel Castello Aragonese di Baia.
Concordi sono le testimonianze degli antichi sulla varietà e virtù terapeutiche delle Terme di Baia dovute alle sorgenti termominerali ed ai vapori che scaturivano dal sottosuolo vulcanico.
Plinio affermava che in nessun luogo della terra vi era maggior copia e varietà di acque quanto nel golfo Baiano:cure balneari confortate dall’aria profumata e balsamica della selva dei mirti che ammantava le pendici delle sue colline.
Questa singolare associazione di bellezze naturali e di cure termali e climatiche, concorse a far sorgere a Baia il più grandioso impianto termominerali che si conosca dell’antichità, diverso per natura, distribuzione e funzionamento dagli altri impianti termali dell’architettura termale romana.
Ebbero ville a Baia diversi Imperatori romani (Nerone, Augusto).
Dopo la guerra civile, Baia diventa soprattutto un dominio ed una residenza imperiale e le antiche ville private entrano a far parte del demanio dei Cesari.
Con le ville Imperiali, la fisionomia architettonica e monumentale di Baia assume un aspetto ancora più grandioso e lussuoso:tutto il litorale e le pendici dei colli sembrano quasi una sola grande villa con moli ed insenature, con vivai di pesci e coltivazioni di ostriche, piscine per nuotate e per cure termali e marine;con grandiosi edifici termali disposti dai piedi delle colline al mare, con portici, giardini ed una grande selva ombrosa profumata di mirti, che doveva coronare la cresta delle alture circostanti.
Tra le numerose ville del litorale flegreo, quella di Claudio costituisce uno dei maggiori esempi:questa villa o Palazzo Imperiale sorgeva su Punta Epitaffio. Attualmente è possibile vedere lo splendido Ninfeo, allestito nel Museo archeologico di Baia. Questo Ninfeo era costituito da una vasca piena d’acqua disposta al centro del triclinio(soggiorno) , ed ai lati statue della famiglia imperiale e di Dioniso. Sulla vasca galleggiavano portate su piatti d’argento per deliziare i commensali della sala.

 
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