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Le "Giostre" al tempo di Francesco Petrarca
Nel Medioevo quasi tutte le città avevano fuori le Mura delle fosse destinate a ricevere le acque luride, le carogne degli animali ed ogni altra sorta di immondizie: questo luogo era detto Carbonario o Carboneto.
A Napoli, il fosso Carbonario era posto nel sito dove ora sono la strada e la monumentale chiesa di S.Giovanni a Carbonara.
Tutto lo spazio fuori le Mura orientali si chiama Piazza Carbonara, dove venivano organizzati i Giuochi dei Gladiatori e le Giostre.
La Piazza Carbonara godeva dell’immunità, per la quale due persone o due brigate potevano battersi fino all’ultimo sangue. Inoltre, chiunque fosse stato offeso da un suo nemico poteva sfidarlo in questa Piazza e vendicarsi dell’offesa senza pena alcuna. Tali dispute erano diventate una consuetudine ed era uno spettacolo, a cui assisteva non solo il Popolo, ma anche i Signori ed i Principi.
Francesco Petrarca, che vide uno di questi giochi, così li racconta in una lettera scritta al Cardinale Giovanni Colonna: “…in pieno giorno, alla vista del Popolo, al cospetto del Re, in questa città d’Italia con barbara ferocia, si esercita l’infame gioco dei Gladiatori; e come sangue di pecore, l’umano sangue si sparge, e, plaudendo l’insano volgo affollato, sotto gli occhi dei miseri genitori si scannano i figli.”
In questo luogo, nelle domeniche e nei giorni festivi, era consuetudine vedere incontrarsi nobili e plebei, e messa da parte ogni amicizia, combattevano come se fossero acerrimi nemici, per avere gli applausi degli spettatori e salire in gloria.
Questi giuochi crudeli, cui partecipavano anche chierici e religiosi, si tennero fino all’800.
Nel campo di Carbonara oltre ai giuochi Gladiatori, si tenevano anche le Giostre ed i Tornei.
Le ultime Giostre furono quelle fatte durante il soggiorno dell’Imperatore Carlo V in Napoli, nel mese di gennaio del 1536.
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