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Il Centro antico di Napoli: l'arte - Parte prima

Nella città di Napoli sono ancora presenti le tracce della “Neapolis Greco-Romana” nella quale riconosciamo i tre Decumani, coincidenti con le attuali via S.Biagio dei Librai (Spaccanapoli); via dei Tribunali (Decumano Maggiore); via dell’Anticaglia (Decumano superiore).

Il Centro Antico Partenopeo, di origine greca (470 a.c.), è uno dei pochi al mondo a conservare fedelmente l’antico impianto urbano, configurato in uno schema a maglia ortogonale.

I più evidenti aspetti peculiari sono da riconoscersi nel plurisecolare processo di un’intensa “stratificazione” storica. Napoli è una città costruita su sé stessa. Ecco perché, ad esempio, se vuoi visitare la città greco-romana, basta che ti cali nel sottosuolo napoletano, scendendo ad una profondità di 5 o 6 metri nella Cattedrale oppure nella Basilica di S. Lorenzo Maggiore. Tale carattere stratificante evidenzia con molta chiarezza le sovrapposizioni storico-artistiche presenti in ogni singolo monumento, con espressioni figurative che partono dall’età greca per giungere agli ultimi interventi neoclassici.

E’ opportuno sottolineare, per comprendere un così singolare processo culturale, che Napoli è sempre stata fedele e gelosa della sua memoria collettiva, e mai, in tutta la sua storia artistica, si è allontanata dall’arte degli antichi. Il Classicismo è da considerarsi, quindi, come una “eredità genetica”, e ciò promuoverà Napoli, in seguito alle scoperte di Pompei ed Ercolano, la “Capitale Mondiale dell’arte classica”.

La gran parte delle chiese presenti nel Centro Antico sono state costruite sfruttando antiche fondazioni o addirittura occupando lo spazio di primitivi Templi e di altri pubblici edifici. Esempi importanti sono da riconoscersi nella grandiosa chiesa di S.Paolo Maggiore (Tempio dei Dioscuri), S.Gregorio Armeno(Tempio di Cerere), S.Lorenzo Maggiore(Macellum).

In tutto il Centro Antico non esiste un “raccolto spazio esterno” e quindi non è presente quel senso di apparato ed intimo; e ciò concorda con il comportamento estroverso e quel senso di rumorosa coralità che ha sempre distinto la popolazione locale, lungo tutta la storia. Raccolti ed intimi sono invece gli spazi dei numerosi chiostri che, pur avendo dimensioni di piazze, furono tracciati per un destino opposto, e cioè quello della solitudine contemplativa a vantaggio degli Ordini Religiosi.

L’ambiente edilizio napoletano trova il suo accento peculiare nei Chiostri e nelle Scale Aperte. Malgrado le distruzioni operate, esso conta la più grande percentuale di interni spazi porticati che possa vedersi in un’antica città.

La struttura claustrale più comune che vediamo diffondersi a partire dalla prima metà del XVI secolo si imposta con l’impiego del pilastro in piperno, rispetto ai chiostri Rinascimentali caratterizzati, invece, dall’utilizzo della Colonna in marmo, di derivazione Toscana.

I Chiostri di maggiore interesse dell’età aragonese si definiscono tutti per la loro spiccata impronta Toscana: S.Maria di Piedigrotta, S.Maria La Nova, il Chiostro minore di S.Paolo Maggiore, il Chiostro Maggiore della Certosa di S.Martino.

Nell’età del tardo Rinascimento e del Seicento i Pilastri in Piperno definiscono a Napoli non solo l’aspetto dei Chiostri,ma anche quello dei cortili delle Palazzi patrizi.



 
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