Il Centro antico di Napoli: Storia e Cultura - Parte seconda
Lungo tutto l’arco di sviluppo storico-urbanistico di Napoli (Greci, Romani, Normanni, Svevi, Angioini, Aragonesi, Castigliani, Austriaci, Borbone) è interessante osservare la variazione del numero degli abitanti che da 8.000,nel periodo greco-romano,arrivano a 491.000,nel 1860.
L’inizio dell’incremento della popolazione coincide con Napoli Capitale sotto la monarchia francese degli Angioini. E’ opportuno sottolineare che alla crescita della comunità Partenopea non corrisponderà quasi mai un adeguato ampliamento della superficie urbana. Tale fenomeno arriva a proporzioni notevoli già alla fine del dominio Angioino-Aragonese. (XIV-XV secolo)
Intorno alla metà del XVII secolo,nella Napoli Spagnola (1503-1707) vivevano – al fianco di una minoranza di nobili e di religiosi sontuosamente sistemati in comode fabbriche – oltre 300.000 cittadini in condizioni spaventose, sia sotto il profilo igienico e sia sociale. Un gran numero di Napoletani, inoltre, abitavano in edifici alti sei o sette piani ed affaccianti su vicoli di tre o quattro metri, oppure negli angusti fondaci (i Bassi Napoletani).
In questo periodo gli attacchi della flotta francese (1654) alle coste napoletane sono sempre più minacciose, e dalla Spagna si ripetevano le continue richieste di denaro e di viveri. Il problema dell’approvvigionamento di scorte alimentari si mostrava sempre più difficile per il progressivo ridursi delle attività di lavoro nei campi. Il vero problema era costituito dalla forte pressione fiscale esercitata dai Baroni nei confronti dei contadini, i quali per sottrarsi a tali “arbitri” abbandonavano i campi per vivere in città, dove non erano obbligati a “pagare le tasse imposte dai grandi proprietari terrieri”.
Il popolo ridotto in condizioni di denutrizione e di estremo disagio, soprattutto dal punto di vista igienico-sanitario, fu facile preda della Peste. Questa scoppiò a Napoli nel 1656, ma venne scioccamente e malvagiamente trascurata, causando la morte di oltre 200.000 napoletani. La violenta sciagura aveva duramente colpito Napoli fino alla sua più intima struttura sociale, economica e morale.
Il drammatico e spaventoso avvenimento avrebbe potuto determinare, negli anni successivi, un corretto riordinamento della città. Ciò, purtroppo non avvenne. Si registrò, invece, che la situazione venutasi a creare dopo la peste ed il particolare clima popolare di superstizioso timore nei confronti della chiesa, venne ampiamente sfruttato dagli ecclesiastici, ai quali fu ben facile entrare in possesso delle case circostanti i loro Monasteri e le loro chiese ed operare ampliamenti e nuove edificazioni.
Questo fenomeno determinò la creazione di vere e proprie “Isole Monastiche” che occuparono la gran parte della superficie urbana edificata e riducendo notevolmente le zone disponibili per i loro cittadini.