Il Centro antico di Napoli: Storia e Cultura - Parte prima
L’origine di Napoli risale agli inizi del V secolo a.c. Sul finire del IX secolo a.c. si ebbe la creazione di una Colonia commerciale Rodia sull’Isola di Megaride (Castel dell’Ovo). L’ampliamento di questo centro deve collegarsi con l’espansione dei Greci di Cuma.
I Cumani, dopo il loro primo stanziamento a Pithecusa (Ischia) nell’VIII secolo a.c., e dopo il loro approdo in terraferma con la fondazione Cumana nel 730 a.c., gradatamente si spingono prima sul promontorio di Capo Miseno, poi su quello di Pozzuoli e quindi si stanziarono sul Colle di Pizzofalcone, fondando Partenope nel 680 a.c.
La nuova città di Neapolis nascerà solo dopo la vittoriosa battaglia dei Greci sugli Etruschi avvenuta al Largo di Cuma nel 474 a.c.
La Neapolis Greca, coincidente con l’attuale Centro Antico, conserva ancora oggi l’originario impianto a maglia ortogonale, articolato in Cardini e Decumani che definiscono blocchi rettangolari stretti e lunghi e scarsamente modificati nel loro impianto planimetrico dalle trasformazioni successive.
Al compatto ed ordinato blocco, costituito dall’originario nucleo Greco-Romano, si aggiungono nuove zone urbane edificate sempre e soltanto in direzione del mare e lungo il versante Occidentale (dal Maschio Angioino alla Collina di Posillipo). La localizzazione di esse non nasce da un Piano preordinato, ma dal sorgere di attività quali il Mercato, una nuova Reggia, le zone portuali, la sede dei Tribunali, e così via. E’ evidente, quindi, che tali centri sorgono secondo criteri di locale e casuale convenienza.
Il disordinato sviluppo urbano del Centro Storico di Napoli trova conferma nell’assenza di corretti e razionali Piani Regolatori. Basta pensare che la città fino a tutto il XIX secolo ha avuto realizzati solo due Piani di sviluppo: il primo ad opera dei Greci,ed il secondo voluto dal viceré don Pedro de Toledo (1532-1553). Don Pedro realizzò un Piano che possiamo definire creativo. Egli aprì la nuova via Toledo,ripavimentò molte strade, costruì i “Quartieri Spagnoli”, il Palazzo Vicereale, alcune chiese ed incentivò il rinnovamento edilizio, sia della città antica e sia delle nuove zone.
In definitiva il Piano d’ampliamento di Don Pedro, nel raddoppiare l’estensione della città, contribuì a presentare Napoli, nel XVI secolo, come una delle più belle ed importanti Capitali d’Europa. Ma tutto ciò non poteva risolvere il problema locale, perché non ne affrontava i mali alla radice, non presupponeva un Programma di Risanamento economico, attraverso il quale si potessero costituire le indispensabili fonti di reddito, pur avendo provveduto a fornire alla popolazione una più adeguata e vasta superficie urbana.