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Il Centro antico di Napoli: Storia e Cultura - Parte terza

Il popolo, dal canto suo invece, che era sfuggito alla morte, reagì alla calamità solamente ricercando le forme più tangibili del godimento dei sensi e l’appagamento dei più materiali bisogni di quella vita che stava sul punto di perdere.

I valori morali e religiosi venivano ipocritamente considerati solo nel senso di moltiplicare le iniziative e le spese per concretizzare segni di riconoscenza al potere Divino (Barocco) e non, invece, in quello di ricercare e soddisfare le esigenze spirituali attraverso la correttezza delle azioni e dei comportamenti.

Furono dipinte in quegli anni sopra le Porte della città (Porta S.Gennaro, Porta Capuana, Porta Nolana) raffigurazioni in onore di Santi protettori, erette guglie (S.Gennaro, S.Domenico, Immacolata); svolte processioni e feste. Tutte manifestazioni puramente esteriori, a fini propiziatori di tipo pagano, con cui si cercava di mettere a posto la propria coscienza. Tale aspetto trova conferma nel carattere di estrema superstizione del popolo napoletano. Basti pensare che le tre gravi sciagure del ‘600: Eruzione del Vesuvio del 1631, Rivolta di Masaniello del 1647 e Peste del 1656, furono vissute dai napoletani come una “punizione” inflitta da Dio.

In conclusione, il fatto significativo di questo periodo sul piano storico, è costituito dalla mancata ristrutturazione urbana, negli anni successivi alla peste, e dal riprodursi delle condizioni di alta densità edilizia ed abitativa, ma accanto a questo, va anche registrato il rimaneggiamento formale del tessuto urbano, secondo il gusto Barocco. Napoli acquista così quei caratteri corali dell’ambiente urbano che, arricchiti e completati nei decenni successivi, costituiranno gli elementi peculiari della sua immagine.

Con la venuta a Napoli di Carlo III di Borbone(10 maggio 1734) il Regno di Napoli ritornò indipendente. Si crearono, finalmente, le premesse socio-politiche per una generale trasformazione, ma ancora una volta non furono tentate complessive soluzioni urbane. Ad ogni modo è indubbio che la presenza dl Re, un più vivo e continuo contatto con i maggiori Centri Europei ed il diffondersi dell’Illuminismo e di una Cultura ispirata a modelli francesi, determinarono il generale risveglio dal provincialismo del periodo vicereale.

Nel Regno Borbonico Napoli divenne, con le scoperte di Ercolano(1738) e di Pompei(1748), la capitale mondiale dell’arte classica. Furono costruiti edifici progettati dai maggiori architetti italiani dell’epoca che, quantunque per la loro imponenza contribuissero a dare alla città un aspetto di capitale a livello Europeo, rispondevano alle nuove esigenze di fasto della corte, piuttosto che alle più profonde ed urgenti necessità del popolo napoletano.



 
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