La città di Napoli nella sua storia
Nella città di Napoli sono ancora oggi presenti le tracce della “Neapolis Greco-Romana”, nella quale riconosciamo i tre “Decumani”, coincidenti con via S. Biagio dei Librai, via dei Tribunali e via dell’Anticaglia.
Il Centro Antico di Napoli (470 a.c.) è uno dei pochi al mondo a conservare fedelmente l’antico impianto configurato in uno schema a maglia ortogonale. Si può affermare che in tutto l’Occidente non esiste alcun centro antico in cui la devozione millenaria abbia accumulato una così vitale e molteplice dovizia di espressioni d’arte e di folklore. “Non è quindi esagerato affermare che le chiese napoletane rappresentano un complesso patrimoniale che interessa la consistenza dell’eredità culturale europea”.
Per tutto il ‘200 Napoli conservò quasi intatto il perimetro antico, mentre alla fine del secolo ebbe inizio, con la conquista angioina, un vero e proprio incremento urbanistico ed edilizio, specialmente con l’ampliamento tra la città ed il mare. Nel ‘600 e nel ‘700 andò accentuandosi l’impronta coloristica del paesaggio urbano, e forse, dopo la scomparsa delle forme orientaleggianti dell’Alto Medioevo, questa fu la seconda volta che la città si definì in funzione prevalentemente coloristica.
La bellezza di Napoli è sempre stata essenzialmente coloristica ed ambientale: la città non ha mai avuto né un Brunelleschi, né un Palladio ed a nessuno dei suoi numerosi edifici, anche se di grande pregio artistico e suggestione storica, può essere riconosciuta una perfetta compiutezza formale. La gran parte delle chiese del Centro Antico sono state costruite sfruttando antiche fondazioni o addirittura occupando lo spazio di primitivi Templi e di altri pubblici edific.
A Napoli la straordinaria ricchezza di pitture, sculture e prodotti di artigianato vario – dalla maiolica, agli stucchi, agli intarsi marmorei, ai metalli – individua un insieme che non basta definire eccezionale, perché certamente unico al mondo.