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Il Pallonetto di Santa Lucia e i bassi di Napoli
Alcuni tra i più popolari quartieri del Centro Storico di Napoli sono: il Pallonetto a Santa Lucia, via Forcella, i Borghi di Loreto, di S.Antonio Abate e dei Vergini-Sanità.
Sono vicoletti senza luce né aria, un annasparsi di fondaci (detti "Bassi"), di chiassuoli, di traverse. Le case sono per lo più a 5 o 6 piani, ma senza simmetria e né stile: un balcone più basso, un altro più alto, due finestre molto vicine, un finestrino presso un balcone, un terrazzino.
Questi quartieri sono ancora oggi il più grande opificio del sommerso, dove si lavorano tante cose che vanno a trovare posto nelle vetrine di Chiaia o di Toledo.
Passeggiando per questi quartieri, qua e là, dopo aver girato per un bel po’, senza direzione, spinti solo dalla curiosità di un vicolo, si sente il bisogno di uscire in un largo, per prendere una via spaziosa e diritta, per camminare con maggiore “libertà”, per sentirsi sulla pelle un po’ d’aria, per guardare un pezzo di cielo che sia più largo di un metro. Ed ecco che si aprono, immediatamente a ridosso dei quartieri popolari, strade larghe, eleganti,piacevoli da percorrere come via Toledo, via Santa Lucia o via Partenope.
J.P.Sartre, passeggiando per le strade di Napoli così si espresse: “Napoli è una città dai mille volti segreti, tutti veri e tutti diversi.”
E’ un problema di antica origine quello dei “Bassi”. Così compenetrati nel “colore locale” e nella stessa vita di Napoli da sembrare una piaga non risanabile.
Elemento pittoresco nello sfondo del Presepe, motivo di emozione e curiosità per il turista sprovveduto e di amarezza per il napoletano non sprovveduto, erano già dati per debellati od in corso di scomparsa all’indomani della proclamazione del Regno d’Italia.
Nel 1931 le statistiche dicevano che il 56% della popolazione viveva in condizioni di super affollamento: quasi 100.000 persone dormivano e vivevano in gruppi di tre o quattro in una sola stanza, mentre a 13.574 ammontava il numero delle persona che vivevano in sette od otto in un unico ambiente, quasi immancabilmente un “Basso”.
Nel 1935 Napoli contava 850.000 abitanti ed i Bassi erano ancora 55.934; il che significa che ci viveva poco meno di un terzo della popolazione.
La più drastica riduzione dei “Bassi” e delle abitazioni inumane fu operata dai bombardamenti Anglo-Americani, che realizzarono così involontariamente il più grande Risanamento di Napoli.
Nel tempo, i “Bassi” vengono progressivamente abbandonati o adibiti a nuovi usi (negozi, garage, cantine, depositi); moltissimi sono però tuttora abitati, sia nel vecchio Centro, tra Spaccanapoli e via dei Tribunali, sia nella zona del Porto e del Carmine, e sia nei “Quartieri Spagnoli”, nella zona di Montesanto, in quella della Sanità e nel Pallonetto di S.Lucia.
Il “Basso”, abitazione con unico ambiente per famiglie anche numerose, privo o quasi dei più elementari servizi igienici, aperto direttamente sulla strada come una bottega, soffocante d’estate, umido d’inverno, quando era riscaldato al massimo con un braciere o solo dai fornelli della cucina, aveva ben poco che lo differenziava da una grotta. Lo salvano dagli aspetti più tragici l’ottimismo, forse un po’incosciente, la profonda umanità e la vivacità senza sosta dei suoi abitanti.
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